May 28 2012
Approfondimento dall'IJF 2012
di Giorgia Pizzirani & Federica Gasparretti
"Se volete sperimentare una strada nuova, fatevi una vostra rivista".
Di fronte a una Sala Priori affollata da persone affascinate dal graphic journalism, Carlo Gubitosa, direttore della rivista Mamma!, ci proietta nell'evoluzione storica del fumetto e del suo utilizzo. Partendo dal presupposto che un fumetto sia una libera sequenza di immagini pittoriche, illustrata per convogliare informazioni o per produrre una risposta estetica nel lettore, l'excursus di Gubitosa arriva a toccare anche la Colonna Traiana e i manuali d'uso delle nuove teconologie, scatenando l'ilarità degli ascoltatori. A contrastare l'immagine incrollabile dei classici eroi dei fumetti, viene illustrato il caso di Stup Doonesbury, protagonista-soldato mutilato durante la guerra in Iraq, che ha aperto la strada a personaggi dalle capacità ridimensionate, facendo guadagnare il premio Pulitzer al suo autore Garry Trudeau nel 1975. Sempre attorno a quegli anni, si fa strada il concetto di letteratura a fumetti, grazie a Will Eisner che conia il termine 'Graphic Novel', tuttora in uso per indicare una fiction a fumetti per adulti.
Con A contract with God, Eisner racconta storie di vita quotidiana nei sobborghi della New York contingente. Se infatti agli esordi lo scopo del fumetto era quello di produrre una risposta estetica di certa fattura - dalla cupezza di Gotham City al costume dell'Uomo Ragno, oggi c'è necessità di convogliare informazioni allo scopo di informare, conducendo nella realtà riprodotta ed elaborata su carta, mistificandola non altrimenti che con supereroi che perdono però carica positiva eversiva e oltreumana. Tra 1986/87, tre libri cambiano lo sguardo sul mondo del fumetto. Così, Watchmen racconta la minaccia nucleare vissuta dalla umanità negli anni '80, non priva di eroi che però vedono i propri corpi sciogliersi durante un amplesso investiti da una esplosione, come se fossero umani; The Dark Knight Returns contrappone un Batman libero e anarchico a un Superman armato dagli USA; e Maus di Art Spiegelman racconta l'Olocausto personificando topi sorprendentemente umani, troppo umani.
I generi del fumetto e quelli del giornalismo trovano una salda corrispondenza: la striscia può essere paragonata alla notizia breve, le vignetta all'editoriale e il comic all'inchiesta. Sulla scena editoriale esistono diversi generi capaci di fondere parole e illustrazioni, dal graphic novel al graphic journalism. Proprio questo ultimo sembra prestarsi particolarmente alla satira, configurandosi come potente mezzo anche per un "piccolo" autore: il linguaggio del fumetto dà una lettura della realtà che non è confinata a ciò che la prudenza consiglierebbe. E' vero, nel raffigurare dei dati statistici il fumetto si rivela poco efficace, ma in presenza di "human interests" in quanto a comunicabilità e drammaticità lo si può definire uno strumento che calza a pennello. Uno sguardo al genere è riservato anche in Italia, che ha visto sperimentare giochi grafici (Il Male) e interviste a fumetti (Linus), reportage illustrati (Cuore) e cronache satiriche (Frigidaire), sino ad arrivare proprio al graphic journalism (Mamma!).
La satira scala la classifica del modo di raccontare, assumendo oggi un ruolo di primo piano nelle pagine di quotidiani e riviste. La satira racconta la realtà e con essa, avverte Gubitosa, cambierà nel tempo, così come cambierà il gusto estetico e forse anche il soggetto. Neppure la nostra sensibilità per l'oggetto da rappresentare sarà più la stessa: se nel 1938 la fotografia era il semplice condimento di una notizia e nel 1946 l'embrione del data journalism, che cosa avremo nel 1950? La risposta potrebbe essere l'inside journalism, da utilizzare per descrivere avvenimenti non fisicamente visibili: così, dalla descrizione di un tipico esemplare di Foemina berlusconensis oggi così in auge potremo passare al ritorno dei supereroi, o alla raffigurazione di immagini ed eventi che un supporto tecnologico non sia in grado di rendere perfettamente, quali intercettazioni telefoniche, riprese video da un satellite o da sonde spaziali su altri pianeti; o ancora qualcosa di totalmente immaginabile, che sia pura proiezione mentale o pensiero scolpito nella mente sociale, elevando a massima potenza la capacità della fantasia di lasciare la notizia alla immaginazione, al tratto, al simbolo.
"Dov'è proibito ridere, non si ha il diritto di piangere". (Stanislaw Jerzy Lec).
Scritto da: Giorgia Pizzirani & Federica Gasparretti
Data: 28-05-2012
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