Feb 05 2004
4 Febbraio 2004
“Senz’addii m’hai lasciato e senza pianti;
devo di ciò accorarmi?
Tu non piangevi perché avevi tanti,
tanti baci da darmi.
Durano si’ certe amorose intese
Quanto una vita e più.
Io so di un amore che ha durato un mese,
e vero amore fu.
”
( L’addio)
Umberto Saba. Un poeta così importante e abile nell’usare parole semplici, ma incredibilmente belle, e nel toccare il vissuto di noi tutti. Un poeta spesso trascurato nei programmi didattici a causa della castrante mancanza di tempo nelle scuole, in cui si deve fare tutto in poco tempo, e bene. Utopia.
Riscopriamo Saba grazie al Teatro Comunale in collaborazione con le Scuole Medie Superiori Ferraresi, con l’iniziativa “La Grande Poesia Italiana a Teatro”. Roberto Pazzi e Alberto Rossatti, hanno proposto una carrellata di poesie, circa una trentina, commentate dallo scrittore e recitate, nel suo inconfondibile stile, dall’attore.
In questo primo incontro sono stati toccati tutti i temi cari a Saba: dal culto della giovinezza (Paolina), all’antisemitismo (La capra); dalle persecuzioni razziali (Da quando), alla paternità (Ritratto della mia bambina); dalla giovinezza con i suoi problemi e le sue meraviglie (Felicità), all’antico binomio vita-morte (Sera di Febbraio, Foglia); giungendo infine all’amore (L’Addio), alla sessualità (Forse un giorno diranno) ed alle certezze della maturità (Felicità).
Roberto Pazzi ha commentato con il solito impeto/slancio/ardore i vari passi, i distici e i versi delle poesie, spiegando la magnifica abilità stilistica del poeta di Trieste; la figuralità primaria del primo Saba; il simbolismo post-freudiano (una volta scoperta nel 1933 la psicanalisi di Sigmund Freud) del secondo Saba; la nervosità espressiva di certi passi e l’oscura sapienzalità d’alcuni distici (“…sono partito da Malinconia e giunto a Beatitudine per via”).
La poesia è stile, e Umberto Saba era un maestro di stile.
L’abilità di Saba di toccare temi universali ed intramontabili è un dono che solo i grandi “artisti” possiedono; testimoniato, oggi, dal profondo silenzio del pubblico assorto (per la maggior parte ragazzi delle scuole superiori), che ha seguito la baritonale voce di Alberto Rossatti lettura dopo lettura, poesia dopo poesia. Una sospensione di emozioni quasi palpabile, esplosa nel caloroso applauso finale per Pazzi, per Rossatti e per Umberto Saba. Gli organizzatori sarebbero stati contenti di sentire il commento di una delle ragazze sedute qualche posto dietro a me: ”...E’ stato emozionante!”.
La Poesia ha raggiunto i giovani, e si prefissa di non lasciarli tanto presto…
Scritto da: Alberto Amorelli
Data: 05-02-2004
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Michelangelo AntonioniMi sono fatto da solo. Credo di aver avuto per maestri i miei occhi.
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