Jan 21 2009
di Fabio Zecchi
La bicicletta richiede poco spazio. Se ne possono parcheggiare diciotto al posto di un'auto, se ne possono spostare trenta nello spazio divorato da un'unica vettura. Per portare quarantamila persone al di là di un ponte in un'ora, ci vogliono dodici corsie se si ricorre alle automobili e solo due se le quarantamila persone vanno pedalando in bicicletta.
Elogio della bicicletta – Ivan Illich
Da più parti vi hanno abituati ad associare la bicicletta sempre a fattori ambientali. Le due ruote vengono ormai abitualmente associate a proclami e issate come bandiere della mobilità sostenibile. Dobbiamo usare la bici perchè "inquina meno", rispetto all'automobile! Con la bici possiamo girare anche nei giovedì di blocco al traffico! La bici è il futuro per le nostre città!
Cercano di istituzionalizzare un simbolo, accorpandolo nelle politiche ambientali, assegnandole un ruolo istituzionale giusto e doveroso, ma che un po' stona con la sua intrinseca natura rivoluzionaria. E' come far indossare un completo in giacca e cravatta a un bambino dagli occhi vispi e le gambe reattive. Si tende a non esaltare i veri vantaggi dell'uso della bicicletta, che riguardano prima di tutto voi stessi. Riguardano chi sale in sella e ne scende trasformato. La bicicletta, prima ancora che un mezzo di locomozione, è un'appendice del nostro corpo, una droga che ci consente di relazionarci col mondo in un modo completamente diverso rispetto al camminare o allo spostarsi con un'auto. E' sovversiva nella sua natura indipendente: non ha bisogno di benzine o bollini blu, ma di noi che spingiamo i pedali. Ed è, soprattutto, divertente, nel senso più primordiale della parola.
La bicicletta ha una portata rivoluzionaria proprio per questo, perchè regala divertimento e ci rende tutti un po' più felici: una rivoluzione su due ruote, una ciclo-terapia d'urto nei confronti del nostro approccio al mondo esterno. E' democratica nel suo accogliere qualsiasi tipo di sensazione, dal rilassamento durante una placida sbiciclata lungo le Mura, tanto per usare un clichè, al rischio di un tornante preso ai 50km/h. Ed è maestra di vita, per le esperienze che ci offre: in termini di umanità, perchè ci consentirà di conoscere meglio noi stessi e gli altri, e in termini di ri-scoperta del paesaggio circostante, osservato in prima persona e non più attraverso un vetro.
La bicicletta deve la sua politicizzazione grazie agli indubbi benefici derivanti da un suo uso collettivo, e alle ovvie ricadute positive che avrebbe sull'intera comunità, eppure il rapporto con la bici esalta l'individualismo, liberandoci da certe catene e lasciandoci soli con noi stessi sopra le due ruote. Quando siamo in bici, siamo più individui, meno ingombranti rispetto alle macchine, dunque ci incastriamo di meno tra di noi e possiamo assaporare i benefici di questo andare "solitario", scegliendo autonomamente andatura, direzione e motivazioni.
La bici è soprattutto un rapporto con se stessi, perchè si riscoprono tutti i cinque sensi, rafforzando ciascuno di essi. A fronte di una richiesta di energia psico-fisica, ci regalerà nuove visioni, nuovi rumori, nuove sensazioni, di cui nemmeno ci accorgeremo. Pedalando si impara a non dare per scontato certi dettagli della strada, o del viaggio. Che siate cicloamatori forsennati, o risaliate in sella per la prima volta dopo tanti anni caracollando e rischiando la caduta, i vostri occhi saranno comunque bene aperti, stimolati dall'acido lattico o dalla paura di crollare a terra. Ecco perchè va riaffermato un principio basilare della bicicletta, allentandole la cravatta di portavoce ambientale: la bici è prima di tutto divertente, stimolante e solo poi salutare. Il fatto che non inquini è un effetto collaterale della sua natura.
Quando usate la bici ed arrivate in ufficio con la metà del tempo che impiegate di solito, chi se lo ricorda del riscaldamento globale? Vi sentirete più furbi e con mezzora di sonno in più.
Quando pedalate per le vie del centro di sera, con la vostra ragazza/o seduta sul cannone, non penserete al vostro senso di responsabilità sociale, o almeno non nella declinazione urbana.
Quando dopo una salita di 10km imboccherete finalmente la discesa, non farete caso alle calorie in eccesso bruciate, ma inizierete a ridere come bambini sentendo il vento in faccia.
Scritto da: Fabio Zecchi
Data: 21-01-2009
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