Aug 19 2011
di Sara Draghi
Inizia così per tutti.
Nasciamo in un qualche luogo della terra e danno noi un nome; MI CHIAMO VENGO DA si stampano come didascalie nei sottotitoli delle nostre messe in scena.
"Hi I’m Pablo Chiereghin, I come from Adria" è una delle ultime personali di Pablo Chiereghin, inaugurata alla Das Weisse Haus di Vienna nel 2010, una mostra citazionista e didascalica che, partendo dal titolo, si snoda tra vicende ed aneddoti personali. Se mille sono i temi che si possono affrontare in una mostra d’arte, dalla natura morta al sesso, dalla caccia alla depravazione, dalla politica alle code all’ufficio postale o al bagno delle signore, allora perché non parlare di sé stessi, circoncidendo il proprio Io artistico ed esortando il pubblico alla scoperta di sé?
All the times that I told the story of my name e All the times that I told the story of my place, due dei lavori presenti in mostra, sono composti dall’unione di una fotografia e un testo. Esposti in forma narrativa e ironica, gli scritti diventano novelle, racconti brevi di stralci di esistenza che seducono il lettore attraverso l’anticonformismo della quotidianità.
Pablo Chiereghin vive a Vienna e queste due storie le ha raccontate centinaia di volte.
Instructions (2009), opera conclusiva del percorso espositivo, è il testamento ufficiale dell’artista. Il giorno 7 dicembre 2009 si è recato da un notaio ed ha dettato le sue ultime volontà, ha chiuso il documento rogato in una teca e l’ha esposto alla mercé del pubblico.
I lavori fotografici di Pablo Chiereghin sono indivisibili dai testi e dai titoli che li accompagnano. Senza di essi, il messaggio dell’opera resterebbe aleatorio e imprevedibile, come nelle illusioni ottiche, dove la retina inganna il cervello. Il processo artistico si insinua tra l’immagine e il testo, divenendo una forma di ipervisione e di ipercomunicazione che supera i codici cui siamo addestrati, creando un ritmo insolito e scavalcando la nostra consapevolezza del reale. Come fa la poesia con le parole, insomma. Una sorpresa, semplice e sottile.
L’installazione SNOW (2010) è un cartello piazzato sul tetto innevato della Rondo Kulturservice Steiermark di Graz. L’immagine neutrale del paesaggio invernale austriaco viene spiazzata dalle parole che gli si accostano.
Molti lavori dell’artista fondono fotografia e performance, dove l’una è la conseguenza dell’altra e viceversa, poiché l’origine dell’atto demiurgico si nasconde nel suo risultato copnclusivo, nel suo successo, nel desiderio narcisistico di possedere l’attimo finale, la scintilla che origina il disastro o la trasformazione. Ogni fine è il suo inizio e ogni inizio è la sua fine, per dirla parafrasando Guillaume de Machaut.
La serie fotografica Picture of a Lie (2008), sono 12 ritratti di una bugia. L’artista ha invitato conoscenti ed amici in un parco pubblico. Ciascuno, singolarmente, è stato sottoposto ad un processo di training autogeno. « Ho steso una coperta a terra. Le persone rimanevano 10 minuti in silenzio mentre io parlavo guidandole in una procedura non scientifica di rilassamento. Poi chiedevo loro di concentrarsi sui dettagli intimi della propria storia personale e di focalizzare l’attenzione sulla più grande bugia che avessero mai raccontato. Li invitavo poi ad aprire gli occhi e a ripetere quella bugia, come fosse quel giorno davanti alla stessa persona. Quello era il momento dello scatto».
Prendetene e mangiatene tutti (2010) è l’istallazione-performance realizzata in occasione della mostra Collective Body al Grundkino di Vienna.
«Il giorno dell’inaugurazione cucinavo una zuppa di fagioli, lenticchie, cavolo e topinambur, e la servivo al pubblico accompagnata da pane azzimo e vino rosso. L’obiettivo era quello di stimolare una digestione collettiva dell’arte, lenta, difficile e non senza effetti indesiderati. L’installazione, costituita da una tavola apparecchiata in maniera semplice e povera, conteneva chiari riferimenti alla tradizione religiosa cattolica e al suo significato ancestrale di rito collettivo comunitario».
I feel Lucky (Bet for Austrian Lotto 16-09-09) è un azione sfortunata. Una giocata senza vincita.
La serie fotografica Birthday Suit (2008) è stata scelta da Claudio del Signore come trailer della trasmissione Report di Rai3 (http://www.youtube.com/watch?v=LZ36Az-tcp4). La serie nasce da una azione artistica progettata per la Window Gallery di Londra. Ogni visitatore, pagato all’ingresso, entrava nel buio della galleria e si trovava faccia a faccia con l’artista completamente nudo. Nel momento dello spaesamento e della sorpresa veniva scattato il primo piano fotografico dello spettatore. Si instaurava così un dualismo di potere e uno scambio dei ruoli: se da una parte era l’artista nudo a sedurre voyeuristicamente il suo modello vestito, dall’altra, al momento dello scatto, ero lo spettatore a sentirsi improvvisamente spogliato dei suoi abiti.
Buuuuuuuuu, nato da un idea di Aldo Giannotti, Gianmaria Gava e Pablo Chiereghin, tre italiani residenti a Vienna e insoddisfatti del governo Berlusconi e di una democrazia piegata agli interessi della finanza, è un progetto collaborativo mediatico che si declina attraverso una serie di azioni artistiche di contenuto politico.
Buuuuuuuuu é un’azione artistica partecipativa che raccoglie idee e progetti contro le democrazie autoritarie.
Buuuuuuuuu ha come primo obiettivo la caduta del Governo Berlusconi.
Buuuuuuu utilizza internet per creare un network internazionale di persone che condividono gli scopi dell’azione artistica e utilizzano canali alternativi di linguaggio e comunicazione.
Buuuuuuuu vuole traslare l’impegno creativo dal piano virtuale a quello fisico, organizzando azioni ed iniziative di dissenso ad oltranza.
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Pablo Chiereghin è nato nel 1977 ad Adria. Vive e lavora a Vienna.
Sito internet: www.pablochiereghin.com
E.mail: pablo@pablochiereghin.com
Scritto da: Sara Draghi
Data: 19-08-2011
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