Un rapporto difficile che parte da lontano
Genitori 'modello' per i figli (?!)
Ruoli in crisi o adulti in ritirata?
da "Il Corriere della Sera" del 5 giugno 2002
Come sopravvivere
GENITORI E FIGLI IL RAPPORTO CON I RAGAZZI, CHE ORA SEMBRANO VIVERE UN MOMENTO MOLTO DIFFICILE, SPESSO E’ CONFLITTUALE. VEDIAMO IN CHE MODO RESTARE UN MODELLO UTILE PER LORO, RISPETTANDONE L’AUTONOMIA
I ragazzi sono in crisi: lo conferma l'ultimo rapporto sugli adolescenti italiani, presentato dalla Federazione Italiana Medici Pediatri, da cui risulta che i nostri giovani credono ancora nella famiglia, nell'amore e nell'amicizia, ma sempre prima tendono a bere, a fumare e a soffrire di depressione (vedi box in alto). Allora è proprio vero che i giovani non hanno più punti di riferimento validi? Lo abbiamo chiesto a Alessandro Costantini, pedagogista, psicologo e psicoterapeuta nel Sert (servizio territoriale per le tossicodipendenze) della AUSL di Ferrara, autore del libro "Tra regole e carezze" (Carocci Editore). «I giovani - dice Costantini - sono in parte il prodotto di questa società che sta cambiando, delle incertezze che tutti viviamo. L'attuale generazione non vive un disagio sociale specifico, anche se le tendenze più negative riguardano una maggior diffusa aggressività e l'uso di droghe (sigarette, spinelli, alcol) fin dalla scuola media».
Aggressività in aumento
«E' il risultato - spiega Costantini- di alcune modificazioni sociali che alimentano sia le forme di vita sana di molti giovani, sia varie forme di disagio, tra cui l'aggressività che si esprime nella sua espressione più estrema con la violenza teppistica, ma anche con quella più diffusa e meno eclatante dei litigi tra coetanei o con i genitori, o dell'intolleranza verso chi è diverso, del bullismo nelle scuole. Ma non si può pensare che tutti i giovani di oggi siano aggressivi, violenti e pericolosi».
Cresce l'uso di droghe
«L’uso di droghe fa parte della ricerca di cose nuove e stimolanti tipica dell'età, - precisa lo psicologo - nella quale si innesca la voglia di poter apparire più grandi dei propri coetanei, l'imitazione degli adulti trasgressivi, la voglia di farsi accettare dalla compagnia. E la conoscenza, scarsa, delle conseguenze non serve da deterrente».
Sempre più tristi
«Diciamo, poi, che già l'adolescenza può portare a periodi di depressione più o meno lunghi, che, se si inseriscono in personalità particolarmente fragili, possono strutturarsi in maniera più grave, - spiega Costantini - senza contare che la famiglia che cambia e che fatica ad occuparsi dei figli, la scuola spesso inadeguata da un punto di vista educativo, la visione di un mondo in cui predomina l'insicurezza e l'impatto ambientale, l'assenza di un futuro certo anche in campo lavorativo, possono portare ad un senso generale di scoramento».
di RITA PROTO
testo raccolto da a.zangara
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