Jan 05 2008
Una bicicletta e la voglia irrefrenabile di scoprire il mondo.
E’ questo che ha spinto la romana Chiara Artenio, a prendersi 8 mesi "sabbatici" dal suo lavoro di traduttrice, per intraprendere un viaggio di una qualche decina di migliaia di chilometri in sella ad una bici.
"Ho deciso di fare questa esperienza nell’ottobre del 2006, dopo che una amica, Pamela, mi parlò del Cyclown Circus, un gruppo di giovani artisti di strada che girano il mondo in bici. A febbraio, - continua Chiara – sono partita per Pechino, dove avevo appuntamento con lei.".
"Pechino - dice Chiara - mi apparve una città fredda, non solo climaticamente. I cinesi hanno un concetto di privacy molto distante dal nostro. Ero - ricorda la viaggiatrice - wài lái, “la straniera”.".
Da Pechino, insieme alla sua compagna di avventura, inforcata la nuova bici pechinese – uno strano incrocio tra una mountain bike, una city bike e una bici da corsa – Chiara si è poi avviata ad affrontare, utilizzando anche il bus, ben 3000 km in 2 giorni - verso Kunming, la città dell'eterna primavera, nel sud del Paese.
Come comunicavi con la gente del luogo? "Ho imparato qualche parola di uso comune, e parlavo a gesti o mi facevo scrivere delle traduzioni da chi parlava inglese.".
E da Kunming? "Siamo arrivate a Jing Hong, dove è incominciato il vero viaggio su due ruote. Attraversata la frontiera con il Laos, - racconta Chiara - ci siamo trovate in un altro mondo, fatto di villaggi di capanne… Sembravano set cinematografici. Un giorno percorremmo 60 km tutti in salita, con un caldo umido allucinante. C'erano moltissimi insetti, e abbiamo seriamente rischiato di ammalarci di malaria.".
Quando avete incontrato il gruppo? "A Vientiane, la capitale del Laos, ci siamo unite ai Cyclowns. Eravamo una decina: quattro italiani, tutti di Roma, tre americani, e una argentina. Alcuni di loro viaggiano da anni, con le Tall Bikes, le bici caratteristiche del Cyclown Circus. Non era facile entrarci in completa sintonia. Erano diffidenti e duri come rende la vita di strada.".
Com’è la cucina asiatica? "Nonostante mi fossi da sempre ritenuta molto adattabile, in Laos c'erano vere e proprie brodaglie. Verza, sticky rice, "riso appiccicoso", brodo di pesce di fiume – insipido - e pollo. C'erano maiali, ma soprattutto galline ovunque: l’aviaria era diffusa proprio in quella zona, ma non ci ha di certo scoraggiato. In cucina optavamo preferibilmente per il Lao Lao, il whisky di riso (!). Insomma, - continua Chiara - tutti i chili persi li ho recuperati al mio ritorno da sola a Pechino, dove ho scoperto non solo una Cina calda e meravigliosa, ma anche dalla cucina indiscutibilmente ottima – che ravioli! -, ben lontana da quella dei ristoranti cinesi in Italia.".
I Cyclowns sono invitati spesso a esibirsi in locali, o a feste, o a inaugurazioni - anche importanti, come una a Bangkok per il Ministero dell'Ambiente -, e fanno spettacoli nei mercati o nelle piazze. Tutto ciò che guadagnano se lo spartiscono per comprare il necessario per mangiare, e per offrirlo a chi li ospita. Ma in cosa consistono gli spettacoli? "Io mi cimentavo solo nelle acrobazie, andavo sui trampoli, presentavo, e mi esibivo con il flowerstick e nello swing con le clave. Gli altri ragazzi suonavano, e c’era chi faceva il clown e chi il giocoliere.".
E per dormire? "Dove capitava: avevamo la tenda, ma spesso eravamo accolti dalla gente del luogo, che ci offriva spontaneamente ospitalità. Oppure ci accampavamo in case disabitate, o sfruttavamo il network di couchsurfing.".
Avete mai avuto dei problemi? "Nell’est della Malesia abbiamo avuto degli incontri spiacevoli. In un'occasione, Pamela è stata derubata, mentre in un'altra io sono stata molestata. Fortunatamente, per il resto è andato tutto benissimo.".
Cosa ti ha colpito maggiormente durante il viaggio? "Ho visto cose meravigliose: le montagne carsiche del VanVieng, animali esotici, marini e non: iguane, scimmie, aquile di mare. Ho fatto sub vicino allo squalo, al pesce roccia e a enormi tartarughe. Un po' deludenti, per il turismo sfrenato, i templi di Luang Prabang. Bellissima Kuala Lumpur, capitale moderna e ricca della Malesia, ben diversa dalla tailandese Bangkok, che ci ha sconvolto per l'ostilità del traffico cittadino e per l’inquinamento. Splendidi e suggestivi i matrimoni a cui siamo stati invitati come artisti, che erano celebrati secondo le tradizioni di diverse etnie. Abbiamo visto anche un funerale, svolto di notte allo struggente pianto del rituale laotiano.
Sicuramente però, Chiara - ciò che ricordo con maggiore gioia è il viaggio di ritorno in solitaria, di un mese e mezzo. Dal sud della Malesia, ho attraversato la Tailandia, il Laos e sono arrivata a Pechino. Non volevo abbandonare la mia bici. - Ma cos'aveva di speciale? “E' speciale" – Così, ho fatto tutto il viaggio via terra: tra bus, autostop; e infine, a Pechino, ho preso la transiberiana - che prende il nome di transmongoliana -, fino a Mosca : ho percorso 9 mila chilometri in 6 giorni.
Grazie a questo viaggio, - conclude la traduttrice - ho scoperto la felicità che dà la libertà di gestire il proprio tempo e di approfondire le proprie curiosità, l'autonomia e l'indipendenza. Mi sono scontrata con la severità del mondo occidentale. Da Budapest non c'erano treni diretti a Roma che mi permettessero di tenere la bici con me: sono stata costretta a prendere solo treni regionali. Ma è stata una grande soddisfazione attraversare il confine tra Slovenia e Italia in bici. Da Lubiana a Trieste.".
La prima cosa che hai fatto in Italia? "Sono arrivata a Roma all'una di notte: ho mangiato la pizza e sono andata a dormire nel mio comodissimo letto!".
E ora? "In viaggio ho scritto cinque diari. Con Pamela, infatti, ho pensato fin da subito di scrivere un libro a riguardo…".
Quali altri futuri progetti di viaggio coltivi? "Un viaggio sulla transiberiana: da Mosca a Vladivostock, ovviamente d’inverno!".
- Foto di Chiara Artenio -
Scritto da: Lisa Viola Rossi
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