Brian De Palma tra l’inizio degli anni Settanta e la prima metà degli anni Ottanta realizzò una serie di film uniti tra loro da una progressiva riflessione sul senso del cinema, sulle perversioni e le contraddizioni del guardare. I film di questo periodo hanno la particolarità di essere un omaggio, una riscrittura o persino un intervento critico su un’opera o sul corpus complessivo del cinema di Alfred Hitchcock.
De Palma si confronta con Hitchcock in differenti modi: attraverso la citazione, ad esempio la famosa scena del delitto sotto la doccia di Psycho (id., 1960), viene ripresa dal regista all’inizio e alla fine di Vestito per uccidere (Dressed to Kill, 1980), ma anche in Carrie, lo sguardo di Satana (Carrie, 1976) e in Blow Out (id., 1981). De Palma si avvale inoltre di collaboratori che avevano già lavorato con il maestro inglese, come il compositore Bernard Herrmann, autore delle musiche di otto film di Hitchcock, che venne chiamato per comporre le colonne sonore originali di Le due sorelle ( Sisters, 1973) e di Obsession - Complesso di colpa (Obsession, 1976).
Il tema del doppio, analizzato con un approccio voyeuristico, tanto nelle sue implicazioni psichiche quanto in quelle estetiche, costituisce la più evidente caratteristica del cinema di De Palma.
Il regista opera nel suo cinema esattamente come fanno i suoi personaggi nei confronti del corpo: lo veste e lo traveste, lo maschera e lo trucca, lo moltiplica e lo raddoppia, oppure lo sdoppia, lo spacca e lo divide in due. Insomma, tutte le forme e le figure che il tema del doppio ha via via assunto nelle stratificazioni diacroniche della cultura occidentale vengono riprese e riplasmate da De Palma.
Dopo aver realizzato alcune produzioni indipendenti, minori e semisperimentali, De Palma mette in scena il primo film che contiene le tematiche sul doppio e sulla psicanalisi, e un assaggio del metodo di rifacimento hitchcockiano: Le due sorelle.
Trama. Danielle Bréton in occasione di un quiz televisivo fa la conoscenza di Philip, un giovane che porta nel proprio appartamento. Risvegliatasi prima dell'uomo, la ragazza lo uccide a coltellate e ne nasconde il cadavere con l'aiuto dell'ex marito Emil prontamente accorso in suo aiuto. La scrittrice Grace Collier, che ha casualmente osservato l’episodio dalla propria abitazione, chiama la polizia ma non riesce a dimostrare nulla. Decisa a continuare le sue indagini private, Grace viene a sapere che Danielle aveva una sorella siamese, Dominique, morta da un anno in seguito all'operazione di separazione fatta da Emil Bréton. Grace scopre che Danielle ha una doppia personalità che la spinge ad azioni criminali quando rimane priva dei farmaci che le sono stati prescritti. La scoperta fatta dalla intraprendente giornalista mette, però, a rischio la sua stessa vita.
Le due sorelle ricopre un'importanza decisiva nella filmografia di Brian De Palma, perché è il primo film che racchiude tutte le tematiche che da allora in poi lo contraddistingueranno. Il film è un’allegoria della visione, lo spettatore osserva l’occhio della cinepresa guardare personaggi che guardano, senza soluzione di continuità: la vera colpa non è dell'autore del delitto, ma di chi guarda.
Nella pellicola sono presenti molti riferimenti ai precedenti lavori di Hitchcock: tutta la prima parte del film ricalca la struttura di Psycho, ad esempio la discussione tra Danielle e la sua “gemella” con un gioco di ombre rimanda alla “madre” di Norman Bates. Grace che osserva con il binocolo il detective che perquisisce l’appartamento di Danielle fa riferimento alla scena simile in La Finestra sul cortile (Rear Window, 1954).
Il regista si avvale di un particolare procedimento narrativo già applicato da Hitchcock in Psycho: fino al momento dell’uccisione di Philip il punto di vista della cinepresa coincide con quello dell’uomo, come si verificava con Marion Crane; successivamente si sposta su Grace incaricata di risolvere il mistero della sua morte. De Palma per realizzare il suo film e rispettare con cura tutti i particolari si è servito di un complesso storyboard realizzato in precedenza. Il regista ha utilizzato in alcune sequenze la tecnica dello split-screen, un effetto che permette di dividere l’inquadratura in due o più parti in ciascuna delle quali si svolgono azioni diverse, con un effetto decisamente straniante. De Palma crea parallelismi tra personaggi, corrispondenze inattese, che troveranno solo in un secondo tempo una loro piena legittimazione narrativa.
La colonna sonora è stata realizzata da Bernard Herrmann contribuendo all’effetto-citazione e tributo ad Alfred Hitchcock.
Nel 1976 De Palma realizza Carrie, lo sguardo di Satana trasposizione cinematografica del primo romanzo di Stephen King.
Carrie White, una ragazzina complessata e frustrata, viene continuamente derisa dai suoi compagni di scuola, sino a quando deciderà di vendicarsi di loro sfruttando i suoi distruttivi poteri telecinetici. Dopo essere stata invitata al ballo di fine anno della scuola e dopo aver subito l'ennesimo, terribile scherzo da parte delle compagne che la umiliano davanti a tutti facendole cadere addosso una secchiata di sangue, Carrie scatena le sue forze, ormai incontrollabili, provocando una catastrofe.
La protagonista è mostrata fin da subito come una ragazzina introversa, con problemi relazionali; determinante nello sviluppo del suo carattere è il rapporto con la madre, Margaret, una donna devota a Dio, nel significato più negativo, folle, intransigente. La storia segue un andamento crescente; la prima fase mostra com'è la quotidianità di Carrie: va a scuola, la deridono, torna a casa, la madre la punisce. Con il procedere della storia la quotidianità della ragazza subisce delle svolte negative e positive per poi essere definitivamente abbandonata e gli eventi, apparentemente disorganizzati, si incatenano l’uno all’altro, fino al tragico epilogo finale.
De Palma è interessato alla descrizione degli effetti devastanti dei contrasti generazionali sui figli, sperduti in un mondo ostile, dove la diversità, fisica e sociale, è continuamente oggetto di umiliazione.
Il tema del sangue ritorna per tutto il film, a partire dalla scena iniziale in cui Carrie facendo la doccia a scuola scopre in maniera traumatica la sua femminilità, fino alla scena in cui la ragazza alla premiazione del ballo scolastico viene inondata di sangue. Il colore rosso, simbolo del peccato e della perduta innocenza, entra in contrapposizione con il bianco dell’abito indossato, che identifica la virtù.
De Palma, anche in questo film, afferma la sua devozione al maestro del suspense Hitchcock: la casa dove Carrie vive con la madre pazza rispetta, per l'aspetto esteriore e la struttura a più piani, i canoni della casa dell’orrore hitchcockiana; gli interni invece sono reinventati in base alle esigenze della sceneggiatura. Un altro omaggio a Psycho si trova nel nome della scuola frequentata da Carrie: Bates High School, diverso rispetto al libro di Stephen King, è stato scelto dal regista in riferimento a Norma Bates.
Le celebri note di violino della colonna sonora del film di Hitchcock sono utilizzate più volte in Carrie.
Brian De Palma con Vestito per uccidere costruisce una nuova pellicola che insegue le atmosfere hitchcockiane rimandando alle suggestioni elaborate dal maestro del brivido in Psycho.
Una delle pazienti di un noto psicanalista viene uccisa sotto gli occhi di una ragazza-squillo, ingiustamente sospettata del delitto. Insieme con il figlio della vittima, la testimone smaschererà il maniaco omicida: un killer psicopatico che si traveste da donna per compiere efferati delitti.
Il motore del film si basa tutto sul tema dello sdoppiamento della personalità: al personaggio di Norman Bates si ispira direttamente quello del dottor Elliott e del suo doppio, Bobbi, la donna prigioniera nel corpo maschile dello psichiatra, che si rivelerà una pericolosa assassina.
Il regista per sottolineare questo sdoppiamento durante il film ricorre all’uso della voce, ad esempio quando il dottor Elliott ascolta il messaggio di Bobbi in segreteria; al primo piano delle occhiate che lo psichiatra lancia allo specchio; oppure, grazie allo split-screen, la doppia immagine sullo schermo del dottore nella sua casa e di Bobbi che spia una donna con il binocolo.
La morte prematura di Kate nella prima parte del film è un evidente riferimento all’assassinio di Marion Crane e al divieto d’identificazione con l’apparente protagonista: un’altra donna bionda che esce di scena altrettanto bruscamente. Angie Dickinson è la controparte per questo film di Janet Leigh, come si può intuire già dalla prima scena in cui la donna viene mostrata mentre si fa la doccia.
La pulsione sessuale è una tematica presente in tutto il film, che si intreccia continuamente con gli elementi del thriller e si manifesta soprattutto nell’esibizionismo e nel voyeurismo.
Il regista nei suoi film, e anche in Vestito per uccidere, manifesta una diffidenza per la figura dello psichiatra: il dottor Elliott è un sadico assassino che dovrebbe curare se stesso, mentre la spiegazione del dottor Levy, mostrato come pedante e inefficiente, è quasi una parodia del chiarimento finale fornito dal dottor Richmond in Psycho.
Vestito per uccidere, come anche Carrie, finisce con una sequenza onirica: la protagonista, ormai salva, si trova improvvisamente in pericolo (l’ambientazione in una doccia chiude ciclicamente il film), ma nel momento di massima tensione De Palma inquadra la donna nel proprio letto mentre si sveglia da quello che è stato solo un brutto incubo.
Un altro omaggio del regista al lavoro hitchcockiano si trova in Blow out.
Jack Terry è un tecnico del suono che lavora per un regista di serie B. Una notte, mentre sta registrando dei suoni ai bordi di un bosco, vede e riporta i rumori provocati da un'auto che, finendo fuori strada, precipita nel lago. Jack non sa però che nell'auto viaggiava uno dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti: tutti cercano di far sembrare l’accaduto un incidente, ma Jack è quasi sicuro che faccia parte di un complotto. L'unica prova è il nastro magnetico che ha impressi i suoni di quella notte, l’uomo indaga con l’aiuto di Sally, scampata all’incidente, scoprendo che si tratta di un macchinoso omicidio politico.
Blow Out si apre con la scena di una ragazza sotto la doccia cioè nello stesso modo in cui finiva Vestito per uccidere, ma anche in questo caso non è un’immagine reale: il protagonista Jack Terri, responsabile degli effetti sonori per un film, sta guardando insieme al regista la sequenza girata per il lungometraggio.
A partire già dal titolo il film rimanda a Blow Up di Michelangelo Antonioni, con la differenza che non si basa su il rapporto tra realtà e la sua riproduzione visiva, ma tra realtà e suono. Nel film di Antonioni l’occhio ha un ruolo centrale, in quanto è un fotografo a scoprire l’omicidio; in Blow Out invece è un tecnico del suono, che ricostruisce il delitto a cui ha assistito inconsapevolmente sincronizzando le registrazioni effettuate durante la notte dell’omicidio con le foto fatte da un reporter. Nel film di De Palma è molto importante il tema della manipolazione della voce, gli omicidi sono compiuti con lo scopo di ridurre al silenzio la vittima.
In entrambi i film si trova “una capacità conoscitiva delle macchine che supera quella umana: è solo attraverso la tecnologia, sia essa rappresentata dagli ingrandimenti di Antonioni o dai suoni di Da Palma, che la realtà viene svelata. Maestria tecnica, sceneggiatura solida, caratteri forti, citazionismo abbondante permettono di assistere a un confronto in cui scendono in campo stile e poetiche differenti e si danno battaglia fino a cambiarsi i connotati.” (P. Piemontese, 2000)
La sceneggiatura di Omicidio a luci rosse (Body Double, 1985) di Brian De Palma è l’unione di due importanti film di Alfred Hitchcock: La finestra sul cortile e La donna che visse due volte (Vertigo, 1958). Un attore disoccupato, Jake Scully, accetta di stabilirsi nella casa di un collega durante la sua assenza. Dalla finestra osserva una splendida donna che, una notte, viene assassinata, preso di mira come primo indiziato dalla polizia, riuscirà a fare luce sull’intricata faccenda con l’aiuto di una pornostar.
Nelle due pellicole del maestro inglese sono trattati temi molto cari a De Palma, come il voyeurismo e il tema del doppio, che il regista utilizza ampiamente nel suo lavoro.
De Palma ha ripreso il discorso hitchcockiano sulla condizione di voyeur dello spettatore cinematografico: in Psycho Hitchcock manipolava lo spettatore, in Omicidio a luci rosse De Palma mostra come avviene la manipolazione. Entrambi i registi hanno scelto di mostrare il lato oscuro della seduzione visiva, della possibilità di guardare. L’anello di congiunzione, l’elemento scatenante, manipolatorio è lo stesso: il sesso, allusivo in Hitchcock, esplicito in De Palma.
Il motivo del doppio suggerito dal titolo originale Omicidio a luci rosse, si ritrova nella ragazza chiamata Holly Body che impersona nello stesso corpo due donne. De Palma rinuncia volutamente all’approfondimento psicologico, per esaltare un corpo ingannevole; le insicurezze, professionali e sentimentali, ricadono invece sul personaggio maschile di Scully.
Bibliografia essenziale:
Bruno Marcello Walter, Brian De Hitchcock, in «Segnocinema», n. 63, sett.- ott. 1993.
Gandini Leonardo, Brian De Palma, Gremese, Roma, 1996.
Garel Alain, Sur trois film de B.D.P., in «La revue du cinéma», n. 323, dicembre 1977.
Nepoti Roberto, Brian De Palma, La Nuova Italia, Firenze, 1981.
Piemontese Pietro, Remake. Il cinema e la via dell’eterno ritorno, Castelvecchi, Roma, 2000.