Apr 21 2011
di Luca Testoni
Il festival de L'Unità di San Venanzio di Galliera ospitò in una calda e afosa serata estiva alla fine degli anni ottanta un concerto del celebre cantante Little Tony. Il fatto che fossi anch'io tra gli spettatori, vi giuro, fu solo un caso, ma il ricordo di quel folkloristico personaggio che saltava e ballava sul palco cantando Cuore Matto mi è rimasto indelebile nella mente.
Rimasi perciò affranto quando, circa 5 anni fa, appresi dai notiziari che era stato colpito da infarto. Per fortuna, però, si riprese alla grande e oggi è testimonial di un noto prodotto a base di latte fermentato in grado di abbassare il colesterolo.
Citando fedelmente lo spot, il colesterolo in eccesso, col tempo, può ostruire le arterie e causare problemi cardiovascolari. Verissimo. E ancora: grazie ai suoi steroli vegetali che ne contrastano l'assorbimento, già dopo tre settimane riduce il colesterolo. Perfetto, vero anche questo, dimostrato clinicamente. E allora cosa c'è che non va? Niente, per ora. Ma dalle due frasi precedenti, lo spettatore è portato a compiere una semplice deduzione. Se il colesterolo alto può dare problemi cardiovascolari e il prodotto abbassa il colesterolo, il prodotto riduce la possibilità di avere problemi cardiovascolari. E questo è vero? La risposta non è né sì, né no, semplicemente non è ancora stato dimostrato che questo accada. E perché non dovrebbe essere così? Come mai questo prodotto, abbassando i livelli di colesterolo, potrebbe non influenzare il rischio di avere problemi cardiovascolari? La spiegazione c'è, ma non è intuitiva. Per capire meglio questo problema occorre introdurre il concetto di rischio cardiovascolare. Si definisce rischio cardiovascolare individuale la probabilità percentuale di una persona (che non sia già affetta da malattie cardiovascolari, cerebrovascolari o dislipidemie genetiche gravi) di sviluppare una malattia cardiovascolare nei dieci anni successivi. I soggetti già affetti da malattie cardiovascolari come l'infarto o, cerebrovascolari come l'ictus o da gravi (e rare) malattie genetiche del metabolismo lipidico sono esclusi da questa valutazione poiché rientrano automaticamente nella categoria dell'elevato rischio cardiovascolare, senza bisogno che questo venga calcolato. Diversamente, ogni persona possiede un determinato rischio cardiovascolare, che dipende da diversi fattori di rischio cardiovascolari. Quali sono questi fattori di rischio e come si calcola il rischio cardiovascolare individuale? L'Istituto Superiore di Sanità, tramite il Progetto Cuore, mette a disposizione un semplice algoritmo che consente una rapida e affidabile stima del proprio rischio cardiovascolare (http://www.cuore.iss.it/sopra/calc-rischio.asp).
Ad esempio: Antonio, uomo di 55 anni, fumatore, iperteso, ha 270 mg/dl di colesterolo totale, 40 mg/dl di colesterolo HDL e 150 mmHg di pressione arteriosa sistolica. Il suo rischio risulta pari al 22% (sopra il 20% è elevato). Significa che, considerando cento persone con le sue stesse caratteristiche, 22 di queste avranno un infarto nei prossimi dieci anni. È pertanto consigliabile che Antonio si rechi dal suo medico per iniziare un percorso di prevenzione. Un altro esempio: Margherita, donna di 50 anni, non fumatrice, non ipertesa, ha 290 mg/dl di colesterolo totale, 50 mg/dl di colesterolo HDL e 130 mmHg di pressione. Il suo rischio risulta pari a 1,3% (sotto il 10% è lieve). Perciò, considerando cento persone con le sue stesse caratteristiche, solo una di queste avrà un infarto nei prossimi dieci anni. Una probabilità molto bassa. Ma Margherita è preoccupata, terrorizzata direi. Perchè quel valore di colesterolo totale, 290 mg/dl, un valore altissimo per lei, la spaventa da morire. E così una sera, guardando la televisione, noterà Little Tony, il cantante che in gioventù adorava e che ha avuto un infarto perché aveva il colesterolo alto, restando irrimediabilmente affascinata dalla pubblicità dello yogurt che abbassa il colesterolo, decidendo di comprarlo e di assumerlo. Già dopo tre settimane riduce il colesterolo. Sì ma di quanto? Gli studi clinici hanno dimostrato che la risposta è variabile, ma comunque compresa tra il dieci il venti percento del colesterolo totale. Mettiamo che Margherita assuma il prodotto correttamente e ottenga il massimo dell'efficacia. Il suo colesterolo totale raggiungerà i 232 mg/dl e il rischio cardiovascolare ricalcolato sarà... 1,1% ! Praticamente sovrapponibile al precedente. Come mai? Evidentemente perchè Little Tony non ha sempre ragione e il colesterolo, in questi casi, ha un ruolo marginale nel rischio cardiovascolare. L'Anti-trust ha ritenuto questa campagna pubblicitaria omissiva e fuorviante e ha sanzionato la ditta produttrice con una multa di 250 mila euro. Rimane comunque vero che questi prodotti abbassano i livelli di colesterolo, anche se in maniera ininfluente sul rischio cardiovascolare e, non essendo farmaci bensì integratori alimentari, possono essere assunti da chiunque senza nessun tipo di controindicazione. Sono attualmente in corso ulteriori studi clinici atti a valutare più estesamente e più dettagliatamente l'efficacia degli steroli vegetali.
Restiamo pertanto in attesa dei risultati, fiduciosi di scoprire eventuali nuove e sconosciute proprietà di questi prodotti.
Scritto da: Luca Testoni
Data: 21-04-2011
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