Sep 19 2012
La lunga attesa dell'angelo, della Mazzucco
di Grazia Russo
“Lui le aveva regalato la collana di perle.
Non è in affitto? Lo aveva canzonato lei.
Sì, aveva risposto Marco. È tua finché mi ami”.
Quando scegli un libro, conta molto anche l’atmosfera che c’è dietro quell’acquisto, la sala, la disposizione del testo in mezzo ad altri e che subito ti nota e ti si mostra, isolato rispetto al gruppo disposto negli scaffali a muro. Quando ho preso questo libro ero in una caffetteria-libreria a Foggia, bella, molto luminosa, intima. Il sapore di casa, legato ai proprietari, alle confidenze e al caffè, la musica di sottofondo e le chiacchiere di sempre. Ho preso questo libro tra un caffè e una sigaretta al Tolleranza Zero http://www.tolleranzazeroglbt.it/, una magnifica caffetteria-libreria aperta a Foggia da qualche mese e una boccata d'aria fresca per la città che si apre alla letteratura GLBT. Più che sceglierlo, mi è stato consigliato e io ho riscoperto la scrittura della Mazzuco, che avevo letto in Vita, premio Strega 2003, per un progetto scolastico. Sono tornata ad immergermi nell’atmosfera scolastica, di quei fantastici giorni a scuola con le mie amiche di sempre, quando i progetti erano tanti, la voglia di partire pure e nessuno poteva immaginare quanto si sarebbe davvero realizzato di lì a poco. Questo libro è un quadro, un bellissimo quadro, dipinto da una sapiente mano di donna.
Le pagine sono scorse veloci nel silenzio della notte, quando finalmente dedico il mio tempo alle letture da comodino. C’è tutto in questo romanzo, vincitore del premio Bagutta 2009, fonde storia, letteratura, arte, mistero, sortilegi e amore. A parlare è il Maestro Tintoretto, che negli ultimi suoi giorni di vita, in preda alla febbri che lo consumeranno inesorabilmente, ci restituisce ricostruendola a spezzoni, la storia della sua vita tormentata. La vita di un uomo che si intreccia e accavalla, si perde e si ritrova con la sua vita di pittore, nella Venezia della fine del 1500 in cui non c’erano occhi che per le opere di Tiziano.
Il lungo romanzo, si sviluppa come un dialogo tra il Maestro e Dio, quest’ultimo accusato fin da principio di non aver tenuto fede ad un patto. Tra le pagine si fa sempre più nitido il capolavoro del Tintoretto: Marietta, sua figlia illegittima. Una bambina vestita da maschio, con i capelli corti e che diventa suo garzone di bottega, alla quale insegna i segreti della pittura, dei colori e della natura delle cose, da trasportare su tela. La stessa Marietta, che una volta donna lotta contro le convenzioni della Venezia cinquecentesca, che giudicavano compromettente il ruolo sociale di una donna in una bottega circondata da uomini – spesso nudi – da ritrarre. La ragazzina che sarà educata alla musica e che diventerà lei stessa artista, la “scintilla”, del Tintoretto, è l’immagine della bellezza, della passione e del sacrificio. Era la più bella donna di Venezia e tutti l’avrebbero voluta in sposa, la passione che la consuma non è solo quella per l’arte, ma è legata anche a un amore inconfessabile e dannoso, che la porterà al sacrificio della sua vita d’artista e di donna, fino a spegnersi come flebile fiamma. L’insegnamento più grande che il Tintoretto sembra trasmettere ai suoi figli sta nella possibilità dell’artista di vestire di volta in volta panni diversi, “perché tutti, mendicanti, tintori o principi, sognano di essere qualcun altro, di poter avere un’altra occasione, un’altra identità, un’altra vita, ma solo gli artisti ce l’hanno davvero” e ciò si concretizza di fronte ad una nuova tela.
Il maestro Tintoretto ci appare sotto la luce di genio ambizioso e anticonformista, intento a condurre febbrili battaglie con ogni mezzo per affermare il proprio valore di artista: “l’importante è durare un giorno in più del tuo nemico” e ottenere il riconoscimento e l’approvazione di voci autorevoli sul piano artistico a Venezia, ma non solo, perché “le opere sono più libere di noi, attraversano il tempo e lo spazio. Non hanno catene. Non invecchiano mai. Un’opera riuscita è sempre giovane, come fosse stata dipinta ieri.”
L'opera in foto è un dipinto di Tintoretto Venere, Vulcano e Marte 1560 ca, oggi presso la Altepinakothek di Monaco.
Scritto da: Grazia Russo
Data: 19-09-2012
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