Jun 27 2013
di Grazia Russo
Se pensate ad un tema molto inflazionato, che viene presentato in tutte le salse nei telegiornali, sui quotidiani, nei programmi di intrattenimento, nelle chiacchiere da bar e in fila presso tutti gli sportelli che esistono e questo tema vi dico subito che non è l’Amore, cosa vi viene in mente? No, non è neanche il calciomercato, né gli omicidi. È chiaramente il Lavoro.
Argomento caldo, anzi torrido vista la stagione alle porte. Un argomento che in tempi migliori, in periodi di maggiore responsabilità sociale toglieva il sonno ai politici che dovevano occuparsene e che oggi toglie il sonno e spesso la vita solo a chi si trova – suo malgrado – a stretto contatto con un lavoro che non c’è, e che se c’era finisce o si riduce.
No, tranquilli non è l’ennesimo pezzo su questa drammatica situazione; è un articolo di lavoratori. Vi parlerò di storie. Storie di giovani, di ragazzi e ragazze che tra mille difficoltà ci provano a ritagliarsi un presente e a costruirsi un futuro decoroso. Storie di giovani che lavorano barcamenandosi in mille attività, reinventandosi quotidianamente. Storie di futuri medici, professori, ricercatori, ingegneri che oggi, ancora studenti, sono pronti a fare (quasi) tutto.
Proverò a parlare di Noi: giovani alle prese con datori di lavoro dell’età dei nostri genitori, che spesso non colgono la difficoltà che i figli incontrano nel trovare lavoro oggi; vissuti in una primavera di vacche grasse, dove in molti si sono ritrovati a ricoprire posti in uffici pubblici o nelle scuole solo perché vicini a partiti, sindacati, o perché stavano ultimando gli anni all’ università; sono i ragazzi fortunati di ieri, datori di lavoro – genitori oggi che scartano e ci scartano nelle selezioni perché ci vogliono neo laureati, ma con esperienza, con titoli, ma non troppi, altrimenti si alza il compenso, meglio se tirocinanti, stagisti, con contratti di collaborazione, a progetto e senza famiglia o figli, assunti per poco tempo, una manciata di giorni giusti per chiedere la disoccupazione e poi a casa, “perché non riesco ad assumerti anche se sei bravo”.
Ecco, proverò a parlar di loro e di chi resta in Italia, con un occhio e un piede verso l’estero dove se non altro si dà pieno riconoscimento al valore del titolo di studio conquistato.
Prima di cominciare solo un po’ di statistica necessaria per capire il fenomeno “precariato – giovanile” in tutta la sua drammaticità: quasi quattro giovani su dieci non hanno un lavoro. Il tasso di disoccupazione registrata nel mese di marzo è a quota 38,4%. I giovani inattivi in ambito lavorativo in un’età compresa tra i 15 e i 25 anni sono il 36,3%. (Dati ISTAT)
Scritto da: Grazia Russo
Data: 27-06-2013
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Michelangelo AntonioniMi sono fatto da solo. Credo di aver avuto per maestri i miei occhi.
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